Nel 1929, durante la prigionia, alcuni tra i più bei racconti dei Grimm furono tradotti da Antonio Gramsci, con la mente rivolta ai nipoti e ai suoi figli che non aveva più visto da quando avevano l’uno due anni e l’altro due mesi.
Nel libro troverete 24 fiabe dei fratelli Grimm che Gramsci chiamava “novelline elementarissime”.Traduceva dal tedesco per combattere l’abbrutimento del carcere e perfezionare lo studio della lingua tedesca.
Alla fine del volume troverete “Raccontini di Ghilarza e del carcere”, storie brevi e toccanti espresse attraverso le lettere indirizzate ai suoi cari.
Un libro importante, che fa scoprire l’aspetto meno conosciuto di Antonio Gramsci, la cui statura morale non deve far incorrere nell’errore di considerare il testo di non facile comprensione: le favole sono godibili, semplici o meglio “elementari” come lui le considerava, scritte con quel tocco affettuoso che arriva al cuore dell’infanzia, adatte anche ai bambini che abbiano un’età a una cifra sola.